GENERAZIONI

Una stretta di mano...

2002 - Electromantic Music

Introduzione di: Rinaldo Doro
Nel 1973, suonavo in un gruppo "progressive". O meglio, di "pop italiano", allora si chiamava così.
Avevamo una cascina in piena campagna, strumenti che definire "amatoriali" era essere ottimisti ed un impianto audio veramente economico.
Gli "Hammond" e i "Mellotron", oltre a non averli mai visti da vicino, costavano come due alloggi messi insieme e noi, tutti figli di operai, potevamo solo sognarceli.
Sognare, comunque, era l'attività preferita di quei tempi: fare un disco, le tournée, essere famosi... I brani venivano sfornati, lavorando collettivamente su musica e testi e poi litigando; come in tutti i gruppi, i più facinorosi lasciavano la formazione per poi tornare il giorno dopo come nulla fosse.
A quei tempi, Beppe Crovella era già nel novero di quei musicisti che erano "arrivati". Gli "Arti & Mestieri" suonavano nei Palasport di tutta Italia con la PFM, gli Area, i Gentle Giant. Avevano inciso già due dischi, avevano il contratto con la "Cramps".Io gli lasciavo i biglietti scritti a mano, infilandoli nel finestrino della sua macchina posteggiata alla stazione, facevo il "fan" di quella musica (che all'epoca tutti suonavano e che scalava le classifiche) che mi faceva passare le notti insonni a sognare e il giorno a guardare quei sogni da lontano.Beppe, il quale abitava in un paese vicino al mio, mi prese a cuore e, con vari "pellegrinaggi" ciclistici verso casa sua, accettò di darmi qualche lezione di pianoforte (e anche di quel mondo in cui lui "abitava"!).
Anni dopo, nei '90, proprio Beppe Crovella produsse il primo CD dei CALLIOPE, con gli stessi brani che suonavo nei '70; il gruppo era logicamente cambiato negli elementi ma lo spirito era proprio lo stesso. Anzi: adesso avevamo l'Hammond, il Mellotron, il Mini-Moog che negli '80 non voleva più nessuno e che noi recuperammo con vere e proprie "cacce all' usato". Registrai le parti di Mellotron de "La Terra dei Grandi Occhi" davanti ad una finestra che dava sulle colline di S. Sebastiano e il mio cuore volava nel cielo...CALLIOPE, per me, durò lo spazio di cinque anni, tre dischi e qualche decina di concerti.
Enrico arrivò da subito, prima come fonico poi come musicista, Francesco arrivò dopo "Il Madrigale..." e gli altri via di seguito. Massimo, Gianni, Mario ed Enzo, i "former members" della prima formazione, si erano persi per strada prima del terzo disco, il sottoscritto si era perso poco dopo. Viene il momento che la vita ti trascina via, per altre avventure o per altri problemi, non si può mai dire. Io ho lasciato CALLIOPE per sfinimento; francamente mi ero stufato di avere troppe aspettative che continuavano a non realizzarsi. Però il sogno é sempre vivo, anche nella musica che continuo a fare ora e che mi porta, finalmente, in giro per il mondo. Enrico ha tenuto accesa la fiamma dei CALLIOPE, sfidando tutte le malasorti e le "sfighe" che, inevitabilmente, la vita ti rovescia addosso. A lui il merito di portare avanti un' idea, un sogno che vola alto nel cielo, l'animale-gruppo che, nonostante tutto, si autoalimenta da sé e vive di vita propria. In questo disco c'è la colonna sonora di circa trent'anni della mia vita: forse è poca cosa, forse no.
Sono felice che la fiaccola bruci ancora. Il "Mellotron" adesso dorme in cantina, ma funziona sempre. Grazie a voi, CALLIOPE ha sempre l'anima in quel cielo di S. Sebastiano, trent'anni fa o anche meno...comunque c'è ancora.

Introduzione di: Enrico Perrucci
Sono cresciuto a Genesis, ELP, e Jethro Tull, e sono arrivato ai Calliope perchè Massimo, che è un mio amico quasi di infanzia, è arrivato un giorno nella vecchia birreria di periferia dichiarando: 'io canto in un gruppo di rock progressivo !'
Mi sono subito innamorato di quella musica, che conteneva quel tanto di epico, quel tanto di rock e di protesta, quel tanto di illusionistico e romantico da renderla per me irresistibile: così nel 1992, dopo l'uscita del primo album 'La Terra dei Grandi Occhi', sono entrato nei Calliope come fonico ufficiale; ho quindi partecipato alle prove e alle sedute compositive che hanno poi portato al secondo album, 'Città di Frontiera'.
Qualche tempo dopo Rinaldo mi ha chiesto di entrare a far parte della Band come secondo tastierista: non mi sembrava vero! Ho accettato con entusiasmo, e così ho portato il mio modesto contributo alla realizzazione del terzo disco 'Il Madrigale del Vento'.
Purtroppo nel frattempo era cominciata la 'diaspora' dei componenti originali, man mano sostituiti da altri, e quando anche Rinaldo ha preso alre vie, mi sono trovato davanti degli interrogativi: lasciare anch'io e far morire il progetto ? E se no, sarei stato in grado di sostenere il suo ruolo ? Ma il sogno mi chiamava ...
Nel frattempo avevamo guadagnato Francesco, un altro irriducibile, che un po' di tempo dopo sarebbe arrivato addirittura a cambiare strumento, passando dal basso alla chitarra, per fare entrare un suo amico al basso ... tutto pur di continuare.
Dopo altre numerose vicissitudini, ma entusiasti come non mai, siamo comunque arrivati a questo 2002 e a questa quarta uscita, spronati dall'indomito Beppe Crovella.
L'album vuole stabilire un ponte ideale per mezzo dei brani: 4 brani live registrati al teatro Garybaldi dalla band originale il 20 dicembre del 1993 più tre brani suonati dalla nuova formazione, registrati live in studio il 7 luglio del 2002: tutti sono tratti dal repertorio 'classico', tranne l'inedito Luci ed Ombre.
Una nuova generazione raccoglie il testimone, questo e' il significato del titolo (No, non abbiamo le orecchie a punta !). Il sogno dei Calliope è vivo e brillante, ed ha catturato dei nuovi musicisti: Flaviano, Andrea e persino Alessandro, che secondo gli schemi dovrebbe essere distante da questi generi musicali, visto che e' nato nell'83.
Non voglio aggiungere altro, non sono tipo da 'sviolinate', ma non posso non esprimere della gratitudine per chi ci ha preceduto, insieme alla promessa che faremo del nostro meglio per essere all'altezza; per il resto ... giudicherete voi!